Alberto Mauro, giornalista, socio con moglie e due figlioli, scrive:
La primavera in quarantena è una sfida impegnativa per tutti, ma soprattutto per bimbi e ragazzini abituati a razzolare nei cortili delle scuole e macinare chilometri tra passeggiate, campi sportivi. Con il confinamento cresce la nostalgia per tutto quello che prima si dava per scontato, compresi gli spazi verdi e la tranquillità dello Sporting, anche solo per un caffè con vista piscina. E’ difficile convincere una figlia di tre anni (che a giorni alterni chiede di andare a scuola, dai nonni e allo “Potting”) che la città è chiusa, e le passeggiate sono vietate, nonostante fuori splenda il sole. Spieghi che fuori c’è la malattia, lei ascolta in silenzio, ha intuito che c’è qualcosa non va ma cerca di sminuirlo: “Ma io non la vedo”. In un modo o nell’altro, questo tempo fatto di rinunce e condizionamenti dovrà essere restituito almeno ai bambini, i più incolpevoli e inconsapevoli, con un lento e progressivo ritorno alla normalità, anche se qualcosa resterà: quarantena e distanziamento sociale – termini fino a qualche mese fa sconosciuti – sono entrati di prepotenza in una quotidianità stravolta. Ne usciranno mai? Per noi adulti ormai probabilmente no, ma è giusto che i bambini abbiano l’opportunità di tornare a un “prima”, senza paure, sospetti e limiti (o limitazioni), per continuare a rincorrere i loro sogni – bruscamente interrotti dal virus- all’aria aperta, magari dietro ad un pallone, e con il sole in faccia.