Roberto Savio – per tutti Robo, classe 1960, socio dello Sporting fin da bambino – ci manda una riflessione piena di nostalgia:
Sto ripensando al mio Sporting perché è troppi anni che non lo ritrovo più.
Io mi ricordo da bambino la zona bar, nelle calde serate d’estate, tutta piena di signori e signore che giocavano a carte. Non si trovava un tavolo neanche a pagarlo oro. Il brusio delle persone e la vita del circolo erano veramente intensi.
Noi ragazzini eravamo tanti e con tanta voglia di giocare anche di sera nell’imbrunire, se non addirittura nel buio pieno, nella zona cabine e nella zona piscina. I nostri genitori però ci sapevano all’interno della quattro mura amiche e quindi erano tranquilli.
Il giovedì sera era la serata più bella perché nella rotonda del patio, a ridosso del campo 9, si svolgeva la proiezione dei film. C’era proprio il cinema con lo schermo enorme. Quella era per noi piccoli una serata di festa dove facevamo a gara per accaparrarci i posti in prima fila, per noi e i nostri amici. Tutto il circolo pulsava di vita e di allegria.
Il ristorante e il bar, in quelle serate come pure nel week end, era colmo di persone che pranzavano e cenavano allegramente. Fermarsi a cena allo Sporting era per noi ragazzi la cosa più bella che potesse capitare. Per me, che vivevo lì, voleva dire più ore di gioco oltre a quelle trascorse fin dalla mattina.
Poi negli anni a seguire, con i più vecchi, si passava tutte le serate d’estate insieme, tra le suonate di chitarra di Claudio Borda e le canzoni di Danilo Bruni e poi la partite a guardie e ladri.
Eravamo 50 -60 ragazzi che ogni settimana organizzavamo queste partite per tutto il circolo, seminando il panico e lo scompiglio tra i nostri genitori. Poi ovviamente finivamo, come per incanto, tutti in acqua.
Senza parlare dei bagni notturni dopo la chiusura. Trasgressione pura.
Potrei citare aneddoti e fatti, scrivendo per una settimana.
Questa era il mio circolo che poi ho rivisto, in forma diversa, durante l’adolescenza di mio figlio Francesco. Erano un gruppone di 30 bambini che trascorrevano nel campo da calcetto ore e ore insieme a giocare per tutto il week end.
Noi genitori vivevamo al circolo da venerdì sera alla domenica sera ininterrottamente, pranzando e cenando tutti insieme al tavolone in 20-30 persone.
Questo era il mio circolo e quello dei miei amici.
La vita è cambiata sicuramente, i ritmi di vita anche e soprattutto le priorità sbagliate che ci impone questa società. Questo momento di crisi epocale dovrebbe proprio farci riflettere su questo.
Perché questo, o almeno in parte, non si può di nuovo avere? Non dipende sicuramente dalla piscina e dalle mura del Circolo. Dipende solo da noi e da che priorità abbiamo nella vita e da come conduciamo le nostre relazioni.
E’ per questo che mi viene da dire “Rivoglio il mio Circolo”.
Sono riflessioni che nascono da una mia esigenza che qualcosa cambi nel mondo, e quindi anche nel nostro micro mondo. Spero che questa disgrazia ci dia l’opportunità di capire e rimediare a questo sbagliato stile di vita che abbiamo fatto nostro.
Non tutto il male viene per nuocere. So che tornare a quanto detto sopra sarà impossibile perché viviamo anche con nuove generazioni che queste cose non le conosce. I vecchi sanno invece di cosa si stia parlando. Ma almeno tentiamo di ridare una vita sociale armoniosa alla nostra seconda casa.