Venerdì 4 luglio, ore 18
Circolo della Stampa, Paazzo Ceriana – Mayneri, corso Stati Uniti 27 Torinol
Conferenza dal titolo
Somalia 2.0 – l’altra voce dell’IBIS
Relatori
Denise Serangelo, Dott.ssa in Scienze Strategiche e Laureanda in Studi Strategici
Stefano Massenz, Caporale Paracadutista (in congedo) e veterano della missione IBIS
Luigi Marino, Dottore Oculista – Generale (Riservista) Corpo Sanitario dell’Esercito Italiano
Introduzione
Pietro Borghesio, Presidente dell’Associazione Paracadutisti del Canavese e Paracadutista (in congedo)
Elisabetta Benedetti, Dott.ssa Ric. in Scienze Strategiche
Interviene
Domenico Quirico, giornalista, inviato de La Stampa
“La guerra è sempre la guerra” diceva qualcuno, anche eppure ci venga permesso di obiettare che se non è sempre così. La guerra ha forme e volti diversi, ogni guerra ha le sue ragioni e i suoi protagonisti. La Somalia non fa eccezione.
Vent’anni fa nelle case degli italiani irrompevano le prime immagini di un paese dilaniato, senza speranza e senza futuro.
I “Signori della guerra” si contendevano una fetta della Somalia del Paese a spese della popolazione. Erano, uomini senza scrupoli, sanguinari, incapaci sia di accordarsi sul futuro del loro paese sia di prevalere con la forza, una volta per tutte, gli uni sugli altri e, neppure in grado di esercitare un effettivo controllo sulle proprie bande.
Stupri, saccheggi e torture erano diventato il ritratto dell’inferno che in Somalia si manifestava con oscena quotidianità.
Il baratro in fondo al quale questo paese si trovava all’inizio degli anni novanta era il fondo dell’inferno: donne, bambini e anziani non potevano lasciare il paese e furono perciò costretti a prendere parte ad una guerriglia senza fine.
La comunità internazionale, ancora memore delle atrocità naziste, rimaneva colpita da quelle immagini crude di bambini con il ventre gonfio e ricoperti di mosche, e da quei racconti di centinaia di fosse comuni che deturpavano il paese.
Si chiedeva giustizia e la si chiedeva subito.
Fin dall’inizio del 1992 l’ONU si era occupata della crisi somala, ma nulla nessuno sforzo aveva portato ad una soluzione, anche solo plausibile su carta.
In attesa di un provvedimento internazionale capace di arginare questa crisi, prendeva il via una delle più corpose macchine umanitarie mai create prima di allora, perché in un paese fantasma dove il niente era la regola bisognava portare tutto.
L’Italia, che in Somalia aveva lasciato uno stralcio del suo tricolore, fu la prima ad inviare aiuti e, appena ve ne fu data la possibilità, inviò uno dei contingenti militari più numerosi e meglio addestrati dell’intero Stato.
Al comando della Missione IBIS arrivò il Generale Paracadutista Bruno Loi che, con 17.000 uomini al suo seguito, in poco più di tre anni riportò le zone sotto il controllo italiano a un livello di stabilità insperato. Ma cosa avevano gli italiani di così speciale?
La ricerca della Dott.ssa Serangelo vuole rispondere a questa domanda e a molte altre rimaste insolute in questi vent’anni, vuole dare una voce nuova alla missione più contrastata che il nostro paese abbia mai visto, e vuole farlo attraverso il racconto e le testimoniante di molti veterani che hanno sbirciato tra i gironi dell’Inferno di un paese dimenticato, dove tutti erano soldati, nemici e dove tutti erano somali.
Una Storia italiana, fatta di collaborazione e grande umanità, raccontata spesso con gli occhi di chi non si è sforzato, per pigrizia o scarsa volontà, di andare oltre.
Il 4 Luglio alle ore 18.00 presso il Circolo della Stampa di corso Stati Uniti – sarà presentato il risultato della ricerca della giovane studentessa che vede la Somalia e i suoi veterani come unici protagonisti di quella tragica epoca storica.
Ingresso libero fino a esaurimento posti